Il Sentiero del Brigante segue due percorsi: il percorso fisico, quello tracciato, dotato di segnaletica, di specifiche attrezzature e di strutture ed il percorso evocativo, basato invece sul patrimonio di leggende, racconti, canzoni e credenze che lo compongono.
La progressiva antropizzazione dell’area, la costruzione di strade e di nuovi centri abitati non ha alterato l’andamento di un sentiero di crinale che, collegando l’Aspromonte alle Serre, permetteva spostamenti relativamente rapidi. È verosimile che la stessa strada sia stata utilizzata, in epoche più o meno recenti, come rapida via di fuga di “briganti” che cercavano riparo tra i boschi e le montagne. Oltre a varie testimonianze scritte e a documenti d’archivio, lo testimoniano anche i numerosi toponimi presenti nell’area.
Il fenomeno del brigantaggio, sin dalle epoche più remote, ha lasciato segni profondi nella società meridionale, e in quella Calabrese, e sul fenomeno esistono autorevoli racconti, romanzi e trattati, che ne testimoniano la rilevanza. Il brigantaggio è il controverso aspetto di una popolazione che, spesso oppressa, sfruttata e depredata dai potenti di turno, ha generato e poi appoggiato i cosiddetti briganti, le cui estrazioni sociali, politiche e ideali sono state le più diverse. La storia di un territorio passa anche e soprattutto attraverso le lotte, le rivolte e le ribellioni della sua gente, ed è ampiamente descritto, da molti, come l’appoggio delle popolazioni ai briganti fu spesso massiccio e incondizionato, soprattutto quando stare dalle parti del ribelle fuggitivo era comunque preferibile al subire passivamente le angherie di un potere opprimente.
Attraverso la ricerca presso l’Archivio di Stato di Reggio Calabria, la consultazione di testi storici ed i racconti orali delle popolazioni montane, memori di vicende, racconti o leggende, è stato possibile ricostruire, con riferimento ai luoghi e al territorio, le vicende del brigantaggio che si sono svolte tra le montagne e i centri abitati più a valle.
Dal comprensorio di Santo Stefano d’Aspromonte alle vette dell’acrocoro aspromontano, dallo Zomaro ai boschi di Serra San Bruno, dai piani di Gerace a Stilo è stato possibile ricomporre i probabili luoghi di fuga o di riparo dei briganti.